"Autoritratto" - Carboncino su carta di Sandrùn, firmato, Metà del '900

Epoca: Metà del '900 Misure: In cornice H 85 x L 64,5 x P 3 cm / Carta H 70 x L 50 cm
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"Autoritratto" - Carboncino su carta di Sandrùn, firmato, Metà del '900

"Autoritratto", carboncino su carta di Sandrùn (Francesco Barbera, Biella, 1927-1970). Risale agli anni '50/'60. Firmato in basso a destra.

Misure: In cornice H 85 x L 64,5 x P 3 cm / Carta H 70 x L 50 cm

Franceschino Barbera nasce a Sordevolo il 10 marzo 1927. È conosciuto come Sandrún (Sandrone), il nome di battaglia che aveva assunto durante la guerra partigiana e con il quale firmerà quasi tutti i suoi lavori.
[...] Alla fine della guerra inizia la sua avventura artistica come autodidatta. Gli viene messa a disposizione una stanza nell'ex casa del Littorio di Biella, in via Amendola, dalla Federazione del Partito Comunista, dove modella una testa di Lenin, che viene riprodotto in decine di esemplari per le sezioni comuniste del circondario. In quello stesso periodo realizza "un tormentato monumento ai partigiani - come ci informa Bruno Pozzato - in cui mette in evidenza le sue straordinarie qualità di modellatore insieme alla sua scarsa saldezza ideologica. Una costruzione piena di movimento e di torsione muscolare molto vicino alla sua visione mistica ed eroica dell'uomo". Alcuni dirigenti comunisti, che gli riconosco doti che hanno bisogno di essere disciplinate, lo convincono ad andare a Milano per frequentare lo studio dello scultore Garo Pesani. L'esperienza durerà poche settimane: regole, disciplina, subordinazione non fanno per lui [...]
Il Futurismo Torinese fa la sua comparsa nel Biellese con la creazione del Museo Civico di Biella: ne sono esponenti locali Nicola Mosso, Franco Costa, Luigi Pralavorio. Esso però incontra la prevedibile ostilità di un ambiente in cui la tradizione continua ad avere un peso con il quale occorre fare i conti. "Sandrún" respira questa "aria" a piedi polmoni, ma continuerà a seguire la sua strada, vincendo tutte le pressioni dei colleghi che vorrebbero "scolarizzarlo" e piegarlo ai canoni del gusto dominante. Certo farà il monumento ai partigiani, consentirà la moltiplicazione in cotto del volto di Lenin, modellerà Stalin dalle proporzioni inusitate, ma resterà sempre caparbiamente ancorato alla severa tradizione scultorea ottocentesca francese, fatta di "colpi d'accetta", di linee forti, "eroiche", dinamiche e, tuttavia, non priva di una sua originalità. Di quel clima, invero pesante, "assolutista", Vi rimarrà addosso, come una seconda pelle, un concetto ben preciso: l'uomo al centro delle sue pulsioni creative e delle sue opere.

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